Foto della missione
Ecco per integrale il Diario che mandiamo ogni giorno ai nostri donatori
Giorno 1
Arrivati noi con tutta la vostra energia nelle valigie.
Cercando di rubare qualche espressione sul volti di Elio, Alfredo e Ilaria mi ritorna in mente la mia prima volta in Mali con quel l’entusiasmo di aver ritrovato l’Africa di 20 anni prima.
Tutto scorre come sempre: visite dei più piccoli da operare al più presto e presa di coscienza del luogo in cui ci troviamo...
Fabrizio
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We arrived with all your energy in our luggage!
Trying to steal some expression on the face of Elio, Alfredo and Ilaria they remind me of my first time in Mali with the enthusiasm of having found Africa 20 years earlier.
While we become slowly aware of the reality we are in , we start immediately: visit of the children need to be operated as soon as possible.
Fabrizio
Giorno 2.
WEEK HOSPITAL
L'arrivo all'AM il primo giorno di consultazioni mi fa pensare all'entrata in scena degli attori in teatro ad una prima di uno spettacolo a cui tengono molto. Scendi dalla macchina e attraversi la folla in paziente attesa. Scorgi i volti sorridenti dei pazienti già operati venuti al controllo e lo sguardo impaurito dei nuovi. Vorresti fermarti a scambiare qualche parola con loro ma sai che devi cominciare e farlo velocemente perché la giornata sarà lunga.
Un saluto breve e cordiale al direttore dell'AM fa da prologo all'inizio delle visite.
Più di 40 pazienti visitati, fotografati e inseriti nel database.
Lavoro egregio dei nostri collaboratori locali che hanno effettuato un pre-screening accurato che ha evitato inutili dispersioni di energia e tempo.
Si inizia a comporre il mosaico dell'attività chirurgica della settimana. Le prime tre tessere del mosaico ci aspettano domani per la seduta chirurgica d'esordio di questo wh19 bis.
Sergio
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The arrival at the AM on the first day of consultations makes me think of the actors coming on stage to a premiere of a show they care about a lot. Get out of the car and cross the crowd waiting patiently. You can see the smiling faces of the already operated patients who came to control and the fearful gaze of the new ones. You would like to stop and exchange a few words with them but you know you have to start and do it quickly because the day will be long.
A short and cordial greeting to the director of the AM is a prologue at the beginning of the visits.
More than 40 patients visited, photographed and entered in the database.
Excellent work of our local collaborators who have carried out a careful pre-screening that has avoided unnecessary energy and time.
We begin to compose the mosaic of the surgical activity of the week. The first three pieces of the mosaic await us tomorrow for the debut surgical session of this wh19 bis.
Sergio
POZZO MARGHERITA
Il nostro sabato è stato dedicato ai preparativi per la partenza per Djamballa prevista per domani mattina presto: spesa viveri ed organizzazione del materiale da portare in dono al villaggio. Abbiamo incontrato il responsabile della ditta Ouattara per il progetto pozzo Margherita, firmato ufficialmente il contratto e stabilito i dettagli per l'inizio della trivellazione prevista per lunedì pomeriggio. La giornata di domani ci permetterà di presentarci ed avvicinarci con la dovuta calma e serenità agli abitanti del villaggio.
Ilaria ed Elio
Our Saturday was dedicated to the preparations for the departure for Djamballa scheduled for tomorrow early morning: food shopping and organization of the material to be brought as a gift to the village. We met the manager of the company Ouattara for the Margherita well project, we officially signed the contract and decided the details for the start of drilling scheduled for Monday afternoon. Tomorrow we will introduce ourselves to the villagers and we will give colours, pencils and sketchbooks to the children.
Ilaria and Elio
Giorno 3
WEEK HOSPITAL
Il programma operatorio di oggi è stato rispettato con i tre interventi pediatrici. Tutto si è svolto con la consueta armonia e metodicita'(mi sorprendo io stesso a scriverlo ma è così....è il frutto di otto missioni negli ultimi 5 anni).
Lasciamo riposare i tre bimbi dopo aver dato indicazioni al personale che li assisterà stanotte e ci diamo appuntamento a domattina per la seconda giornata chirurgica. Ci aspetta un'altra seduta operatoria intensa. Domani, insieme ad altri due pazienti si opera Sira'...
Sergio
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Today's operating schedule was respected with the three pediatric surgery. Everything took place with the usual harmony and methodicality (I find myself writing it but it is so .... it is the result of eight missions in the last 5 years).
Let the three children rest after giving directions to the staff who will assist them tonight and plan the rendez-vous tomorrow in the morning for the second surgical day. Another intense surgical session is waiting for us. Tomorrow, along with two other patients, Sira' is operated...
Sergio
POZZO MARGHERITA
Camara termina di caricare il bagagliaio del fuoristrada che ci porterà a Djamballa, distante mezza giornata di viaggio. Le due valigie rigide sono pesanti, piene di quaderni, libri, colori, penne, magliette per i bambini del villaggio (un centinaio!). E poi casse d'acqua, vettovaglie, zaini e sacchi a pelo, la "cola" in dono al capo villaggio: tutto è pronto, alle otto e trenta partiamo.
Appena fuori Kati il cielo si apre, il sole si fa arancione, la strada asfaltata diventa rossa terrabattuta. Tutto intorno questa zona del Mali è verde. Ai lati della strada giovani camminano lenti, devono raggiungere qualcosa o qualcuno, lo fanno a piedi, lungo un tragitto di terra arsa e alberi-padre ai lati del cammino.
In lontananza, raccoglitori di miglio, di mais, di cotone - gambe divaricate e dritte, schiena piegata perfettamente a 90 gradi, nere braccia elastiche e nerborute che sollevano e cadono di forza. Il sole generoso quanto violento sul loro lavoro.
Alle undici arriviamo a Faladié, ultimo villaggio lungo la strada maestra, prima di inoltrarci nella vegetazione verde scuro su una strada che sarà una lingua di terra rossa, massi, pietrisco ferroso. Qui incontriamo Antre, il primo abitante di Djamballa di cui facciamo conoscenza. Ci aspetta in sella a una di queste strane moto cinesi del Mali. Ci guiderà al villaggio. Prima però un ultimo acquisto, un sacco di riso, dono per il villaggio. Antre carica il sacco da 50 chili in moto, si porta avanti, noi lo seguiamo, fra 23 chilometri saremo al villaggio che ancora adesso è solo un nome e non poca apprensione.
Arriviamo ad un orario piuttosto consono per una visita in mezzo all'Africa, le dodici e mezzo circa...
Il sudore scivola con un certo ritmo come se sudare fosse respirare. Anche loro sudano, ma sui loro volti neri d'ebano, il sudore è fisso in goccioline che brillano al sole.
D'ora in poi si sta in silenzio, Fabrizio e Camara sono in testa, comunicano, noi stringiamo una ventina di mani.
Il capovillaggio incute un certo timore, arriva con un sorriso e con fare semplice e diretto, eppure gli occhi neri sono piccoli, pungenti di fuoco, parla la sua lingua a rintocchi spezzati. Lo seguiamo fino al cortile della sua casa, molti porgono sedie e ci mettiamo a sedere in semicerchio, il capo in mezzo, noi bianchi alla sua sinistra, gli anziani alla sua destra.
Fabrizio porge il sacchetto con la cola chiedendo formalmente il permesso di costruire il pozzo Margherita e di poter rimanere al villaggio tutto il tempo necessario. Camara traduce in bambara, il capovillaggio presenta ai suoi, il suo modo di parlare è duro, secco, il volto severo. Temiamo.
Ilaria stringe il quaderno che ha preparato, il suo dono al capovillaggio, alcune foto di Margherita lungo il suo breve cammino. Sembra serena, so che è commossa, una forza ci lega tutti. Il capovillaggio sfoglia il quaderno delle foto, Camara gli racconta di Margherita. Il capo solleva il mento, si alza, svela un sorriso e dice: Ogni volta che l'acqua verrà presa dal pozzo, Margherita è in vita.
Così venne la sua benedizione. Poi concluse: Siete partiti da casa vostra per arrivare a casa vostra.
Mali, Djamballa, poco distante dall'albero maestro si trova il punto di scavo: il pozzo sarà, di acqua fresca, potabile e allegra. Adesso il nostro cuore sa. Djamballa non è più solo un nome, il pozzo Margherita non è più solo una missione, è una singolare amicizia di cui si partecipa e si gioisce.
E adesso che festa sia! Spettacolo, tamtam e danze delle donne del villaggio e Ilaria danza con loro, mentre i bimbi già si fanno vicini e ridono e non ci lasceranno più soli.
Viene un sole moderato e aria più fresca adesso, il capovillaggio in testa, seguito dagli anziani, si premura di spazzare l'area offerta al nostro gruppo per montare la tenda. Un cerchio di terra proprio accanto all'albero grosso, ospitati in piazza grande, nel cuore di questo borgo ancestrale.
Il villaggio ci porta in dono il pasto loro migliore. Uno dei saggi avvicina sedie e prepara il piccolo braciere per il te' del Mali, rituale del buon bere assieme, due bicchierini alla volta, servizio ad occhi chini di chi sa inconsapevolmente che l'umiltà è la gentilezza dei giganti.
Adesso, sopra di noi, un manto di stelle così fitto e generoso da farti venir voglia di dimenticare ogni costellazione, di scoprire nuovi allineamenti e inventare buffi nomi...
Il terzo giorno è stato un viaggio. È via lattea e odore di brace appena spenta.
Prima di dormire penso a Sergio, oggi a Bamako ad operare e visitare, penso a Sergio nel momento esatto in cui intuì la strada verso il pozzo Margherita.
Camara finishes loading the trunk of the off-road vehicle that will take us to Djamballa, half a day's journey away from Bamako. The two rigid suitcases are heavy, full of notebooks, books, colors, pens, t-shirts for the children of the village (a hundred!). And then boxes of water, provisions, backpacks and sleeping bags, the "cola" as a gift to the chief of the village - everything is ready, at eight-thirty we leave.
As soon as we leave Kati, the sky is wide pale blue, the sun turns orange, the paved road turns into a red earth. All around, this area of ??Mali is green. On the sides of the road young people walk slowly, they must reach something or someone, they do it on foot, along a journey of parched land and father-trees on the sides of the path.
In the distance, pickers of millet, of corn, of cotton - legs apart and straight, back perfectly bent at 90 degrees, black elastic and wiry arms that lift and fall with force. The sun is as generous as it is violent up on their work.
At eleven we arrive in Faladié, the last village along the main road, before entering the dark green vegetation on a road that will be a strip of red earth, boulders, small ferrous stone. Here we meet Antre, the first inhabitant of Djamballa that we are happy to hail. He is waiting for us on one of these strange Chinese motorcycles of Mali. He will lead us to the village. But first a last purchase, a sack of rice, a gift for the village. Antre loads the sack of 50 kilos on the motorcycle, he carries on, we follow him, in 23 kilometers we will be at the village that even now is only a name and apprehension.
We arrive at a rather suitable time for a visit in the middle of Africa, about half past twelve ...
Sweat slips with a certain rhythm as if sweating was breathing. They too sweat, but on their black ebony faces, the sweat is fixed in droplets that shine in the sun.
From now on we are silent, Fabrizio and Camara are in the lead, communicating, we shake about twenty hands.
The chief of the village arouses a certain fear, he arrives with a smile and in a simple and direct manner, yet his black eyes are small, pungent with fire, he speaks his tongue with broken chimes. We follow him to the courtyard of his house, many brings chairs and we sit in a semicircle, the chief in the middle, we white people on his left, the elders on his right.
Fabrizio hands the bag with the cola formally requesting permission to build the Margherita well and to remain in the village as long as necessary. Camara translates into bambara, the chief of the village presents the coal to the villagers, his way of speaking is hard, dry, with a severe face. We fear.
Ilaria squeezes the notebook she prepared, her gift to the chief of the village, some photos of Margherita along her short journey. She looks serene, I know she is moved, a force binds us all. The village chief looks at the photo book, Camara tells him about Margherita. The chief slowly lifts his chin, he gets up, reveals a smile and says, Every time the water is taken from the well, Margherita is alive.
Thus came his blessing. Then he said: You left home to get to your home.
Mali, Djamballa, not far from the main tree is the excavation point: the well will be of fresh drinking and cheerful water. Now our heart knows. Djamballa is no longer just a name, the Margherita well is no longer just a mission, it is a singular friendship in which all of us participate and rejoice.
And now let the feast begin: chorus, tamtam and dances of the women of the village and Ilaria dances with them, while the children are already close to us and laugh and will not leave us alone anymore.
A gentle sun comes and the air is cooler now, the chief at the head, followed by the elders, takes care to sweep the area offered to our group to set up the tent. A circle of land right next to the big tree, housed in the heart of this ancestral small town.
The villagers bring us their best meal as a gift. One of the wise men approaches chairs and prepares the small brazier for the tea of ??Mali, a ritual of good drinking together, two small glasses at a time, service with the eyes of those who unconsciously know that humility is the gentleness of giants.
Now, above us, a blanket of stars so dense and generous that you want to forget every constellation, you want to discover new alignments and invent funny names ...
The third day was a journey. It is the milky way and smells of barely extinguished embers.
Before sleeping I think of Sergio, today in Bamako to operate and visit, I think of Sergio at the exact moment when he sensed the road to the Margherita well.
Elio
Giorno 4
POZZO MARGHERITA
Il 4 quarto giorno arriva stanco col sole delle sette sulla plastica del nostro riparo occidentale...
Aroma del caffè preparato da Camara e, appena messo il piede fuori dalla tenda, il primo bicchierino di te' offerto da mani nere agricole e occhi gentili.
Fabrizio, Alfredo e Camara si mettono in macchina per andare a prendere la ditta di trivellazione. Ilaria ed io decidiamo di metterci a giocare e colorare. Apriamo le valigie, cominciamo a sistemare quaderni e colori, dopo un poco i primi bimbi, i più piccoli, si fermano a una certa distanza e ci guardano. I bambini per lo più indossano magliette di completini di calcio, lacerate con modalità diverse e colori mangiati dalla terra. A parte una naturale stratificazione di terra (dal rossiccio al bianco grigio) su tutto il corpicino, non mi pare che stiano male, malnutriti o deboli. Il villaggio è un villaggio di agricoltori. Ogni famiglia coltiva e alleva qualcosa per conto proprio, poi va al mercato a Kati o Bamako e vende all'ingrosso. Producono anche burro di karité e un poco di tabacco ma solo per se stessi.
I bimbi di Djamballa si avvicinano ma sanno di dover rimanere a distanza, le bimbe e ragazzine sono già meno caute, hanno abiti colorati e perline, braccia e visi puliti. Molte di loro, ancora piccine (cinque, forse sei anni di età), portano sulla schiena il fratellino fasciato da un telo colorato che annodano stretto ai fianchi. Restano così, tutto il giorno, fanno tutto così, persino litigare o correre, col peso del piccolo fardello santo e paziente che sente il calore della sorella che si prende cura di lui.
Con gesto repentino, onde evitare risse o confusione, portiamo tutto sotto al grande albero, su un alto tavolaccio rurale. Quasi tutti i bambini, dai 5 ai dodici anni, non sanno tenere in mano la matita colorata, ma imparano in fretta. Come spesso è, le donne sono più svelte e decise (difatti Ilaria subito tiene un corso eccellente e pieno di manine che tirano e cercano di mostrare). I bimbi fanno disegni piccoli e arzigogolati come ricami, mi sorprendo a vedere come invece imparino subito e facilmente a temperare...
Un'ora buona passa così, alcuni fogli accolgono equilibrati disegni astratti, tracce, segni ancestrali, scarabocchi vivaci (Cy Twombly ne sarebbe stato orgoglioso)...
A un tratto si perde il controllo, accade una decina di minuti dopo l'arrivo delle mamma e di un paio di sorelle maggiori. Mancanza di spazio, richiesta di un quadernetto ancora... E la matita?
Caspita che fine hanno fatto tutte le matite che stavano sul tavolo?
Ilaria cerca di arginare...
Un quaderno a te, ecco uno a te.
Ehi lui lo ha già, abbiamo disegnato assieme...
Ok, lei no però... lo vado a prendere...
Ilaria, loro non vogliono quello con la copertina nera, gli piace la copertina colorata (e, tra l'altro, hanno ragione, sti quadernetti neri cool mi son venuti a noia)...
Insomma poco prima del caos, Ilaria comincia un bel gioco fatto ieri da Alfredo con tutti i bambini e da loro molto apprezzato (grazie Alfredo per il tuo gioco allegro! Avremmo altrimenti capitolato all'assalto felice della fanciullezza)...
Tre ore (lunghe sei) passano così, con i bambini del villaggio che già ci considerano nuovi (strani) amici, e le ragazzine che già chiamano: Ilaria...
Finalmente il gruppo MenoMali è di ritorno. I ragazzi del villaggio hanno fatto un gran bel lavoro, i due camion sono riusciti a passare. A breve saranno qui.
Questo "A breve" dura parecchio però. Fabrizio vuole andare a vedere. Camara gli suggerisce: Utilizza il drone...
Quando il grande ragno di plastica bianca rotea le zampe e, ronzando, si leva in cielo, l'euforia è generale. Una massa di piccole magliette colorate corre compatta verso il centro della magia, urla, ride, punta il cielo mentre Fabrizio dirige muovendo levette del telecomando. Il drone avvista i due camion. Poco prima di partire Laurent ci ha dato in prestito il suo drone. Grazie Laurent, a nome di tutti i bambini.
Ecco, ci siamo.
Il camion che entra per primo in paese è quello che trasporta il materiale, la trivella lo segue. In poco tempo, i camion raggiungono il punto in cui presumibilmente (a seguito degli studi geofisici) si trova la falda acquifera, di buona portata, fra i sessanta e i novanta metri di profondità. Il camion del materiale parcheggia, la trivella si solleva e si pone sul punto stabilito. Il tempo di tre benedizioni (una del villaggio, una degli operai, la terza da noi 5 del MenoMali) e si inizia. Tutto il villaggio è attorno ai lavori. La trivella scava, i primi venticinque metri vengono scavati velocemente, si tratta di terra argillosa. Da ora in poi sarà pietra. La trivella scava e attorno a lei il cielo si piega. Lentamente arrivano archi di nuvole gonfie che levano la luce al sole e sembrano toccare i lembi della terra. I primi fulmini in lontananza e già i grandi cominciano a sgomberare. Noi stiamo dritti in piedi sotto tutto questo cielo che si capovolge e ci rende preoccupati e allegri. Gli operai sono gli ultimi a lasciare i loro posti, sotto i goccioloni sempre più spessi e fitti. Una folata di vento e subito ci ritroviamo sotto la tenda a reggere, noi 5 e alcuni del villaggio. Acqua entra da tutte le parti, la tenda si solleva e si abbassa a piacimento non nostro, noi si potrebbe imprecare, maledire, ma penso che mi sto divertendo troppo... Così, stretti come alberi, a braccia alte per reggere la tenda che fa acqua, sento Ilaria dirmi, Camara mi ha detto che tutto questo è una manna per la terra, mi ha detto che Margherita deve averci voluto molto bene. Grazie pioggia, poiché celi le lacrime mie alle stelle...
La pioggia smette, a trivellare si ricomincia domani, l'uomo del te' di ieri notte sotto le stelle ci offre ospitalità in una casetta presso il suo cortile. Gli operai sono ospitati da altri del villaggio. Un poco di cibo e un tetto da magazzino per tutti. Io non conosco questa gente, loro non conoscono me (ma è poi vero?), così da dove viene tutto questo? Sono annientato, chi ha poco mi ha dato il suo poco, e adesso questo poco è tanto. Domani troveremo l'Acqua, oggi l'acqua ha trovato noi. E ci ha insegnato.
The 4th day arrives tired with the sun of the seven o'clock on the plastic of our western shelter ...
The aroma of coffee prepared by Camara and, as soon as you step out of the tent, the first small glass of tea offered by black agricultural hands and kind eyes.
Fabrizio, Alfredo and Camara get into the car to go to pick up the drilling company. Ilaria and I decide to play and color. We open our suitcases, we begin to arrange notebooks and colors, after a while the first children, the youngest, stop at a certain distance and look at us. Children mostly wear football shirts, torn in different ways and colors eaten by the earth. A natural stratification of earth (from reddish to gray-white) on the whole little body, anyway it does not seem to me that they are very malnourished or weak. The village is a village of farmers. Every family cultivates and raises something on its own, then goes to the market in Kati or Bamako and sells at the entrance. They also produce karitè butter and some tobacco but only for themselves.
The children of Djamballa get near but they know they have to stay at a distance, the girls are already less cautious, they have colorful clothes and beads, clean arms and faces. Many of them, still small (five, maybe six years old), carry on theirs back the very young brother wrapped in a colored cloth that they tie tight to the sides. They remain like this, all day long, they do everything this way, even fighting or running, with the weight of the little holy and patient baby that feels the warmth of the sister who takes care of him.
With a sudden gesture, to avoid the risk of confusion, we bring everything under the big tree, on a high rural table. Almost all children, ages 5 to twelve, do not know how to hold a pencil, but they learn quickly. As it often happens, women are quicker and more determined (in fact Ilaria immediately holds an excellent course full of little hands that pull and try to show). The children make small and convoluted designs like embroidery, I find myself seeing how instead they quickly and easily learn to temper ...
A good hour passes like this, some sheets contain balanced abstract drawings, traces, ancestral signs, vivid scribbles (Cy Twombly would have been proud of it) ...
Suddenly control is lost, it happens about ten minutes after the arrival of the mother and a couple of older sisters. Lack of space, request for a notebook ...
And the pencil?
Oh, what happened to all the pencils on the table?
Ilaria tries to stem. A notebook to you, here is one for you...
Hey he already has it, we've drawn together ...
Ok, she has not ... but I'm going to get him ...
Ilaria, they don't want the one with the black cover, they like the colored cover (And, by the way, they are right, these cool black notebooks are really boring)...
Shortly before the chaos, Ilaria suddenly begins a nice game played yesterday by Alfredo with all the children and much appreciated by them (Thanks Alfredo for your cheerful game! We would have otherwise capitulated at the happy assault of childhood) ...
Three hours (long as six) pass like this, with the children of the village who already consider us new (strange) friends, and the girls that already call: Ilaria ...
Finally the MenoMali group is back. The village boys did a great job, the two trucks managed to get through. They will be here soon.
This "Soon" lasts a long time though. Fabrizio wants to go to see. Camara suggests: Use the drone ...
When the big white plastic spider spins its legs and, buzzing, rises in the sky, the euphoria is general. A mass of small colored T-shirts runs towards the center of the magic, screaming, laughing, pointing at the sky while Fabrizio directs moving remote control levers. The drone sees the two trucks. Laurent gave us his drone, for this mission. Thank you Laurent, in the name of Djamballa's children...
Here they are. The truck that enters the village first is the one that carries the material, the drill follows it. In a short time, the trucks reach the point where presumably (following geophysical studies) there is the aquifer, of good flow, between sixty and ninety meters deep. The truck with pipes and materials parks, the auger is raised and stands on the right point. Just the time of three blessings (one from the village, one fro. the workers, the third from us 5 of the MenoMali) and it begins. The whole village is around the works. The drill digs, the first twenty-five meters are dug quickly, it is clayey ground. From now on it will be stone. The drill digs and the sky bends around her. Slowly, arcs of swollen clouds arrive to hide the light of the sun and to kneel at the edges of the earth. The first lightning in the distance and already the old villagers take away the seats and go. We stand up straight under this powerfulk sky that turns upside down and makes us worried and happy. The workers are the last to leave their seats, under the increasingly thick droplets.
A gust of wind and immediately we find ourselves under the tent, trying to hold it, we 5 and some of the village. Water enters from all sides, the tent rises and lowers, we could curse, damn, but I think I am having too much fun ...
So, tight as trees, with high arms to hold the poor tent that let the water fall down, I hear Ilaria tell me, Camara says that all this is a boon for the earth, he says that Margherita must have loved us very much.
Oh, thank you rain, for you conceal my tears from the stars ...
The rain stops, drilling will start again tomorrow, the tea man of last night offers us hospitality in a small house in his courtyard. The workers are hosted by others from the village. A little bit of food and a warehouse roof for everyone. I don't know these people, they don't know me (but is it really true?), So where does all this come from? I am annihilated, whoever has little has given me his little, and now this little is much. Tomorrow we will find water, today the water has found us. And it taught us.
Elio
Giorno 4,5,6
WEEK HOSPITAL
Sono giorni intensi. Faccio realmente fatica a trovare il tempo per raccontare. Tre interventi al giorno per ogni giorno. Tutti interventi complicati e lunghi. Tutti pazienti che come denominatore comune hanno patologie portate con sé fino ai gradi estremi di espressione. Ed estrema poi diventa anche la cura.
Lunedì è stato il giorno di Sira', una paziente adulta bisognosa di una ricostruzione subtotale di naso e labbro. La strada per una correzione soddisfacente è lunga e difficile ma già in questo step ci siamo sorpresi ad osservarla con un altro volto. La seduta operatoria è proseguita con una piccola paziente di 8 anni con una neoformazione orbitaria e un paziente adulto con una voluminosa neoformazione della ghiandola sottomandibolare.
Martedì è cominciato con un temporale che ha reso le strade impraticabili e che ha ritardato il nostro arrivo in clinica. Ad aspettarci li la prima dei tre pazienti in lista operatoria. Una donna proveniente da Mopti, una città al confine tra il Mali accessibile e quello in mano alla jiad. L'eco del Menomali comincia ad essere ascoltato da lontano...
A seguire due giovani adolescenti. Il primo caso una neoplasia del labbro il secondo della regione retro-auricolare di dimensioni che nel nostro mondo medico sarebbero definite "eccessive". La seduta operatoria finisce a sera tarda con parecchia energia dissipata ma la soddisfazione di una conclusione positiva.
Oggi invece è stata una giornata dedicata a due pazienti con gozzi tiroidei con complicazioni respiratorie e di alimentazione. A chiudere la seduta una ricostruzione auricolare.
E domani si continua con altri tre casi chirurgici.
Giusto il tempo di inviare questa mail e si va a dormire... Vanno ricaricate le batterie.
Sergio
Ps: ricevo adesso la notifica di una donazione che consentirà altri 4 interventi. Adesso o nella prossima missione. Poco importa. Vado a dormire felice.
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They are intense days. I really find it hard to find the time to tell. Three cases a day for each day. All complicated and long surgery. All patients who as a common denominator have pathologies carried with them to extreme degrees of expression. And extreme then it also becomes the cure.
Monday was the day of Sira, an adult patient in need of a subtotal reconstruction of nose and lip. The way to a satisfactory correction is long and difficult but already in this step we were surprised to observe her with another face. The operating session continued with a small 8-year-old patient with an orbital neoplasm and an adult patient with a massive tumor of the submandibular gland.
Tuesday began with a storm that made the roads impassable and delayed our arrival at the clinic. The first of three patients on the operating list was a woman from Mopti, a city on the border between accessible Mali and the one in the hands of the jiad. The echo of the Menomali begins to be heard from afar ...
Following two young teenagers. The first case is a neoplasm of the lip the second of the retro-auricular region of dimensions that in our medical world would be defined as "excessive". The operating session ends late at night with a lot of energy dissipated but the satisfaction of a positive conclusion.
Today, on the other hand, it was a day dedicated to two patients with thyroid goiters with respiratory and feeding problems. To end the surgical session an ear reconstruction.
And tomorrow we continue with three other surgical cases.
Just the time to send this email and I go to sleep ... The batteries must be recharged.
Sergio
PS: I now receive notification of a donation that will allow another 4 interventions. Now or in the next mission. I'm not matter. I'm going to sleep happy.
Giorno 5
POZZO MARGHERITA
Si è dormito poco e male. Si russa, ci si muove, ci sono gli asini fuori che ragliano e altri a chilometri di distanza che rispondono...
Ma non è questo soltanto, è la voglia di vedere la trivella e la terra, il cielo e l'acqua. A me sembra tutto veloce, Camara che fa il caffè, biscotti del supermercato, zuppa dolce di mais offerta dalle donne di casa, togliersi il resto del fango di dosso, attraversare il campo, snobbare la tenda e tutto il nostro dentro e subito salutare i bambini...
I lavori riprendono. Il sole è di nuovo alto e più caldo di ieri, ma noi restiamo dritti in piedi a tendere il nostro spirito verso gli operai presto colmi di fango e argilla. Fabrizio attende alla supervisione della direzione lavori. Nel vero senso della parola: marca stretto il geofisico (elegante, viso lungo e intelligenti occhi egiziani), si fa spiegare tutto, riporta meticolosamente a Ilaria, dice a Camara che traduce in bambara.
A sessanta metri di profondità ancora acqua e piccole pietre, a settanta acqua chiara ma non ancora del tutto pulita. Ci mettiamo a sedere su una panca, Ilaria, Fabrizio ed io. Alfredo poco dietro, presso il camion blu dei materiali. Sudiamo olio. Ottanta metri: È Acqua. La portata è buona, 2 mc/ora. Andiamo avanti però, per sondare la falda, e vedere se vi è roccia sotto. Novanta, raggiungiamo la portata di 4 mc/ora. Si scava ancora. Centocinque metri di profondità, ancora 4 mc/ora di portata. Va bene così, ci fermiamo, abbiamo trovato l'acqua!
Al primo foro di prova, in circa nove ore effettive di lavoro. La ditta ha lavorato senza posa, senza fretta, con continuità e successo. Subito si passa alla fase di incamiciatura. Il sole è cocente, non ci si ferma, un tubo blu dopo l'altro, i volti degli operai sono di cera, noi ci muoviamo fra ombra e sole atroce vicino alla trivella. Poi il sole rallenta emozioni, pensieri e movimenti.
Ultime operazioni. Si infila il tubo fino in fondo per soffiare aria compressa e l'acqua sgorga in un getto allegro. Subito dopo, Fabrizio ed io siamo già in partenza, torniamo a Kati. Lui resterà a lavorare con Sergio al week-hospital, Alessio tornerà con me al villaggio. Un paio di foto ancora: braccia sulle spalle di operai, tecnico, capo operaio che sembra uscito da una rappresentazione teatrale, drammatica, una maschera di terra bianca grigia e acqua sulla pelle nera. Ci stringiamo le mani. Io ringrazio di cuore. Veniamo ringraziati di cuore. Saliti in macchina, ilaria mi dice: Sai, gli operai sanno di Margherita. Il capovillaggio ha raccontato loro...
Adesso capisco i loro occhi attenti, muscoli tesi nella realizzazione. E la loro emozione, alla fine, per questo pozzo, uno come tanti, in uno dei tanti villaggi, in un giorno dal sapore speciale.
Nel viaggio di ritorno vedo la felicità di Ilaria e la mia, di tutti noi. Adesso bisognerà fare l'analisi per il pompaggio e poi montare pompa e costruire muretto di protezione, il pozzo vero e proprio. Mi viene, netta nella mente, una immagine. Non è la vita ad essere un dono. L'esserci, l'esistenza è un dono, la vita, come l'acqua, bisogna andarla a cercare. Solo parole per noi occidentali. Un fatto concreto, altrove.
We slept not much and badly. You snore, you move, there are donkeys outside that bray and others miles away that answer...
But this is not the only reason, it is the desire to see the drill and the earth, the sky and the water. Everything seems fast to me, Camara who makes coffee, biscuits from the supermarket, sweet corn soup offered by the women of the house, take off the rest of the mud off, cross the field, snub the tent and all our things inside and immediately say hallo to the children...
The drilling works begin again. The sun is again high and warmer than yesterday, but we remain upright to stretch our spirits towards the workers soon full of mud and clay. Fabrizio looks forward to supervising the works management. In the true sense of the word: he stats side by side with the geophysicist (elegant man, long face and intelligent egyptian eyes), he wants that the geophysicist explains him everything, he reports meticulously to Ilaria, tells Camara that translates into bambara.
At sixty meters deep, still water and small stones, seventy meters clear water but not yet completely clean. We sit on a bench, Ilaria, Fabrizio and me. Alfredo just behind, at the blue truck. We sweat oil. Eighty meters: It's Water. The flow rate is good, 2 mc / hour. But let's go ahead to probe the water table and see if there is rock below. Ninety, we reach the capacity of 4 mc / hour. The man at work still dig. One hundred and fifty meters deep, still 4 cubic meters / hour of flow. Good, we stop, we found the Water!
At the first test hole, in about nine hours of work. The company has worked tirelessly, without haste, with continuity and success. Immediately we move on to the jacketing phase. The sun is scorching, work does not stop, one blue tube after another, the faces of the workers are wax, we move between shadow and atrocious sun near the drill. Then the sun slows down emotions, thoughts and movements.
Last operations. The tube is pushed all the way down to blow compressed air and the water flows in a cheerful jet. Soon after, Fabrizio and I are already leaving, back to Kati. He will stay working with Sergio at the hospital, Alessio will return with me to the village. A couple of photos again: arms on the shoulders of workers, technician, chief workman who seems to have come out of a dramatic, theatrical representation, a mask of gray-white earth and water on black skin. We shake hands. I heartily thank everybody. We are sincerely thanked. In the car, ilaria tells me: You know, the workers know about Margherita. The village chief told them ...
Now I understand their attentive eyes, tense muscles in realization. And their emotion, in the end, for this well, one like many others, in one of the many villages, in a day with a special flavor.
On the return journey I see the happiness of Ilaria and mine, of all of us. Now we will have to do the pumping analysis and then mount the pump and build the protective wall, the actual well. An image comes to me in my mind. It is not life that is a gift. Being there, existence is a gift, life, like water, must be looked for. Just words for us westerners. A concrete fact, elsewhere.
Elio
Giorno 6
Bamako. Lontano dal pozzo Margherita, Ilaria a Djamballa, poco utile al week-hospital, mi propongo di rimanere in città e scrivere il resoconto di quest'ultimi giorni. Mi unisco ai ragazzi già pronti in attesa dell'automobile che ci porterà in clinica.
Guardando fuori da finestrino, mi accorgo che (dopo davvero tanto tempo) "la mia mente ha già impugnato il taccuino". Mi ripropongo di rispettare e trascrivere al meglio ciò che vi è appuntato sopra...
Arriviamo in clinica. Un corridoio separa la sala operatoria dalla stanza che serve da spogliatoio, piccolo magazzino, mensa di dottori, anestesista, infermieri...
Un balcone si apre sulla stanza. Accanto alla porta finestra, la porta del "bagno"...
Le norme igieniche sono al limite del surreale, le stanze differiscono da cinematografiche tende mediche da campo della prima guerra mondiale solo grazie alle pareti, che sono in mattoni e intonaco "vintage"...
Eppure i ragazzi si muovono a loro agio, Sergio sa quel che si deve fare, e come. Alessio e Fabrizio, in praticità e attenzione, non sono da meno. Io ho trovato la mia sedia. Sono le dodici e quindici. A fine giornata (le 19 circa) mi alzerò dalla sedia con questi giorni scritti sulla tastiera di un telefonino.
Ti impressiona il sangue? Fabrizio mi chiede, apoggiato allo stipite della porta.
Be' insomma...
Stiamo per iniziare, se ti va, puoi assistere. Adesso...
Più per cortesia che per curiosità o voglia di entrare da sveglio in sala operatoria, rispondo positivamente all'invito.
Abito da infermiere, mascherina, cuffietta indosso, entro in sala. Sergio è di spalle, chino a tastare ulteriormente la tiroide di una signora già anestetizzata. Un cedro alla gola della donna. Non mi sono ancora ambientato e subito il bisturi leggero e deciso sulla pelle nera, sangue, quel che basta, lembi di pelle sollevata ed io distolgo lo sguardo. Osservo la giovane infermiera, il colosso anestesista, Baba assistente Maliano del gruppo ManoMali week-hospital.
Sergio è bianco caucasico (tra l'altro di carnagione molto chiara, mento squadrato, occhi verdi), opera in Mali coadiuvato da mani nere petrolio, ascoltando Jhon Coltrane (che non avremmo avuto senza il Blues delle piantagioni americane lavorate da schiavi del Mali), seguito dallo sguardo attento dall'anestesista che ha un volto tondo tondo alla Luis Armstrong...
Le radici a volte scavano ere e continenti, forse sono fisse al DNA, forse il caso la sa lunga, più della nostra cosiddetta razionalità...
Ho visto abbastanza. Adesso è tempo di tornare alla sedia. Quindi... Bamako, il sesto giorno...
Bamako. Far from the well Margherita, Ilaria in Djamballa, not very useful at the weekend, I propose to stay in the city and write the report of these last days. I join the guys ready to wait for the car that will take us to the clinic.
Looking out the window, I realize that (after so long) "my mind has already gripped the notebook". I propose to respect and transcribe at best what is pinned above ...
We arrive at the clinic. A corridor separates the operating room from the room that serves as a dressing room, small warehouse, canteen of doctors, anesthesiologist, nurses ...
A balcony opens onto the room. Next to the French window, the door to the "bathroom" ...
The hygienic standards are on the verge of surreal, the rooms differ from cinematographic medical field curtains of the First World War only thanks to the walls, which are in bricks and "vintage" plaster ...
Yet the boys move at their ease, Sergio knows what needs to be done, and how. Alessio and Fabrizio, in practicality and attention, are no less. I found my chair. It's twelve fifteen. At the end of the day (around 7 pm) I will get up from my chair with these days written on the keyboard of a mobile phone.
Does your blood impress you? Fabrizio asks me, leaning against the door jamb.
Well, well ...
We're about to start, if you like, you can watch. Now...
More out of courtesy than out of curiosity or desire to enter the operating room when awake, I respond positively to the invitation.
Nurse's dress, mask, bonnet, I enter the room. Sergio is from behind, bent over to test the thyroid of an already anesthetized lady. A cedar in the woman's throat. I have not yet settled in and immediately the light and decisive scalpel on the black skin, blood, just enough, flaps of raised skin and I look away. I observe the young nurse, the anesthesiologist, Baba assistant Maliano of the ManoMali group week-hospital.
Sergio is a white Caucasian (among other things with a very clear complexion, a square chin, green eyes), he works in Mali assisted by black oil hands, listening to Jhon Coltrane (whom we would not have had without the Blues of the American plantations worked by slaves of Mali) , followed by the attentive gaze of the anesthesiologist who has a round round face to the Luis Armstrong ...
The roots sometimes dig eras and continents, perhaps they are fixed to the DNA, perhaps the case knows a lot, more than our so-called rationality ...
I've seen enough. Now it's time to go back to the chair. So ... Bamako, on the sixth day ...
Elio
Giorno 7,8
WEEK HOSPITAL
Continua la serie di pazienti affetti da gozzo tiroideo che abbiamo candidato alla chirurgia. La presenza endemica di questa patologia è dovuta principalmente alla carenza di iodio. Le donne sono più colpite degli uomini con un rapporto di circa 4:1. Sono pazienti con masse voluminose che occupano interamente lo spazio dal mento al torace. Pazienti che respirano con difficoltà e mangiano con difficoltà. Pazienti con dolore e crisi di ciò che loro chiamano "pam pam" e che non sono altro che violente palpitazioni.
Sono interventi lunghi, difficili per il chirurgo e per l'anestesista. La criticità sta dietro l'angolo e la tensione in sala operatoria è sempre alta.
Due casi ieri e due oggi. Entrambe le giornate si concludono tardi ma con soddisfazione.
Tra un intervento e l'altro le medicazioni dei pazienti operati e nuove visite. Una routine ormai consolidata.
E domani si continua...
Sergio
***
The series of patients suffering from thyroid goiter who we have proposed for surgery continues. The endemic presence of this pathology is mainly due to iodine deficiency. Women are more affected than men with a ratio of about 4: 1. They are patients with bulky masses that occupy all the space from the chin to the chest. Patients who breathe with difficulty and eat with difficulty. Patients with pain and crisis of what they call "pam pam" and that are nothing but violent palpitations.
They are long surgery, difficult for the surgeon and for the anesthesiologist. The criticality is around the corner and the tension in the operating room is always high.
Two cases yesterday and two today. Both days end late but with satisfaction.
Between one operation and another the medications of the operated patients and new visits. A well-established routine.
And tomorrow we continue ...
Sergio
Giorno 8
Oggi il team si e' diviso in 3: Sergio e Fabrizio hanno continuato la missione sanitaria a Bamako coadiuvati da Baba, mentre Ilaria, Elio e Alessio si trovano a circa 100 km nel villaggio di Djambala x supervisionare l' installazione della pompa del pozzo Margherita, supervisionati a loro volta da Camara-
E cosi' il terzo braccio del team costituito da Paul e Alfredo
e' andato in visita al centro scolastico e orfanotrofio di Kati che ospita piu di trenta orfani ed ha al suo interno una scuola privata che copre tutte le fasce di eta' comprese tra i 2 e i 15 anni (l' equivalente della nostra scuola primaria)-
L' obiettivo di questa visita era duplice: in primo luogo e' stata consegnata una importante fornitura di materiale scolastico donato dai sostenitori di MENOMALI, tra cui quaderni e penne; il secondo obiettivo era quello di capire come funziona il sistema scolastico maliano di base (ie: scuola primaria) e quali sono le principali necessita' di questo settore per eventualmente aprire un nuovo 'progetto' MENOMALI nel campo dell' istruzione primaria-
Alle 7,30 ci siamo incamminati 'dribblando' le numerose pozze d' acqua formatesi nelle strade (rigorosamente) non asfaltate di Kati per raggiungere l' Istituto in tempo per l' inizio delle lezioni- Ci riceve lo staff direzionale al completo e dopo una rapida presentazione si passa alla visita che consiste in un tour delle classi durante il quale saremo osservatori non parlanti-
Si parte dalle due classi di bambini piu' piccoli ('le jardin') che coprono eta' dai 2 ai 5 anni- Gli insegnanti introducono i giovanissimi studenti alla lingua francese con giochi e filastrocche che i bambini ripetono con diligenza- Non si vedono attrezzature scolastiche ne libri o quaderni- L' unico supporto didattico consiste nella lavagna e un paio di gessetti colorati- Dopo avere imparato il concetto di singolorita' e molteplicita' di oggetti e persone (che molti di noi sembrano tutt' oggi ignorare in diverse tragiche recenti occasioni) ci muoviamo verso le classi successive, ovvero le nostre elementari- In queste classi l' insegnante mette alla prova il livello di apprendimento degli studenti proponendo brevi quesiti a cui ciascuno studente risponde su una piccola lavagnetta personale che sostituisce il nostro quaderno... ooooops! scusate l' anacronismo, volevo dire: tablet-
Qui siamo investiti dall' energia degli insegnanti e, soprattutto, da quella degli alunni che fanno a gara per intervenire durante la lezione su richiesta dell' insegnante- L' atmosfera e' cosi trascinante che in un paio di occasioni non siamo riusciti dal trattenerci nell' alzare la mano x avere anche noi l' opportunita' di rispondere alle domande dell' insegnante e mostrare a tutti il nostro raggiunto grado di istruzione..... con ovvio e grande ludibrio degli alunni al sentire la nostra balbettante spiegazione in franco-calabrese-
E ci muoviamo piu su, verso i corsi degli studenti piu grandi dove si affrontano divisioni con decimali e radici quadrate- Anche se qui l' atmosfera e' piu' composta, si percepisce lo stesso entusiasmo e partecipazione delle classi inferiori a testimonianza del fatto che qui lo studio non e' un' opportunita' unica e anche un dono per la maggior parte dei giovani maliani- Si vede anche qualche quaderno fittamente riempito da calcoli e formule-
In questo momento pensiamo ai bambini e i giovani di Djambala che non hanno mai frequentato la scuola perche' la piu' vicina si trova a 17km, facendo un rapido calcolo tutto questo si traduce in piu' di sette ore di cammino nella savana, che mal si sposano con le 'sole' 11-12 ore di luce- Per questo, in attesa del prossimo slittamento dei moti rotatori del nostro sistema solare, i bambini di Djembala si istruiscono imparando e ripetendo filastrocche, mentre gli adolescenti gia' lavorano nei campi-
Il professore di francese ci scuote dai nostri calcoli astronomici e ci invita ad un breve incontro con gli insegnanti da cui emergono con ovvieta' disarmante le seguenti mancanze:
1- piccoli strumenti di studio: quaderni, penne, matite colorate
2- libri, a partire dai semplici quaderni x insegnare ai piu' piccoli a riconoscere e colorare le forme geometriche e imparare il nome degli animali, fino ai testi in francese di matematica, storia e geografia
3 - strutture come biblioteca e mensa renderebbero lo studio possibile per molti giovani che per motivi logistici o per poverta' non possono frequentare la scuola-
E ancora una volta pensiamo al gap piu' grande: la totale mancanza di scuole nei villaggi rurali di questa zona dell' Africa occidentale-
Si chiude con la prova piu' estenuante: foto di gruppo con piu di 150 tra bambini ed adolescenti, insegnanti e staff al completo nel cortile dell' Istituto con oltre 40 gradi di temperatura che non servono a scoraggiare gli ospiti maliani ansiosi di manifestare il loro ringraziamento x le penne e i quaderni che MENOMALI ha ricevuto in donazione e che vengono sventolati con entusiasmo quasi a ricordare celebri manifestazioni con le braccia tese e i libretti rossi in mano- Solo che qui i colori sono tanti....
Today the team is divided into 3 groups: Sergio and Fabrizio continued the health mission in Bamako assisted by Baba, while Ilaria, Elio and Alessio are about 100 km away in the village of Djambala to supervise the installation of the Margherita well pump, supervised in turn by Camara-
And so the third arm of the team, consisting of Paul and Alfredo went to visit the Kati school and orphanage, which is home to more than thirty orphans and has a private school that covers all age groups between 2 and 15 years of age (the equivalent of our primary school) -
The objective of this visit was twofold: firstly, an important supply of scholastic material was donated by MENOMALI supporters, including notebooks and pens; the second objective was to understand how the basic Malian school system works and what the main needs of this sector are to eventually open a new MENOMALI 'project' in the field of primary education-
At 7.30 we set off 'dribbling' the numerous pools of water formed in the (strictly) unpaved roads of Kati to reach the Institute in time for the beginning of the lessons- We were received by the full management staff and after a quick presentation we passed to the visit which consisted of a tour of the classes during which we were be non-speaking observers-
The tour started from the two classes of younger children ('le jardin') which cover ages 2 to 5 years. In these classes, teachers introduce the very young students to the French language with games and nursery rhymes that the children repeat diligently- We did no see any equipment such as scholastic books or notebooks - The only didactic support consists of the blackboard and a couple of colored chalks -
After having learned the concept of singularity and multiplicity of objects and people (which many of us today seem to ignore in several recent tragic occasions) we moved towards the following classes, that is our elementary ones- In these classes the teacher tests the level of learning of the students by proposing short questions to which each student answers on a small personal slate that replaces our notebook ... ooooops! excuse the anachronism, I wanted to say: tablet-
Here we are invested by the energy of the teachers and, above all, by that of the students who compete to intervene during the lesson at the request of the teacher. The atmosphere is so enthralling that on a couple of occasions we were unable to hold ourselves back in the 'raise your hand' game to have the opportunity to answer the teacher' s questions and show everyone our achieved level of education ..... with obvious and great laughter by the students to hear our stammering explanation in french- italian-
And then we moved more towards older student courses where divisions with decimals and square roots are dealt with. Even if the atmosphere here is more composed, the same enthusiasm and participation of the lower classes can be perceived as evidence of the fact that here the study is a unique opportunity and also a gift for the majority of young Malians- Here we also saw some notebooks densely filled with calculations and formulas-
Right now we think of the children and young people of Djambala who have never attended school because the closest is located at 17km, and making a quick calculation, all of this translates into more than seven hours of walking in the savannah, which is incompatible with the 'only' 11-12 hours of light- For this reason, while awaiting the next shift of the rotary motions of our solar system, the children of Djembala are educated by learning and repeating nursery rhymes, while adolescents already work in the fields-
The teachers shake us from our astronomical calculations and invites us to a brief meeting with the them from which the following shortcomings emerge with obvious disarming:
1- small study tools: notebooks, pens, colored pencils
2- books, starting from the simple notebooks to teach the little ones to recognize and color geometric shapes and learn the name of animals, up to the texts in French of mathematics, history and geography
3 - structures such as library and canteen which would make the study possible for many young people who cannot attend school due to logistical or poverty reasons-
And once again we think of the biggest gap: the total lack of schools in the rural villages of this area of ??western Africa-
The visit finally closes with the most grueling test: group photo with more than 150 children and adolescents, teachers and full staff in the courtyard of the Institute with over 40 degrees of temperature that do not serve to discourage Malian guests anxious to express their thanks for the pens and notebooks that MENOMALI received as a donation and who are waved with enthusiasm almost as a reminder of famous demonstrations with outstretched arms and red booklets in their hands - Only that here the colors are so many ....
Alfredo
Giorno 9,10
WEEK HOSPITAL
Sabato. Ultimo giorno di interventi in clinica. Il programma di oggi è il più impegnativo in numero di pazienti ed entità di patologia di tutta la missione. Due gozzi bilaterali, uno monolaterale e una grossa neoformazione retronucale in un paziente anziano.
L'equipe è totalmente sintonizzata. Si lavora con velocità e serenità. 10 ore si sala operatoria scorrono velocemente, nonostante i black out energetici immancabili. La stanchezza arriva tutta insieme a fine giornata e il trasfert in macchina dalla clinica a Kati diventa già il primo momento in cui dormire... eccezion fatta per i due check point militari lungo la strada.
Domenica. È il giorno delle chirurgie ambulatoriali all'AM di Kati. 8 interventi. Con noi il giovane studente Diallo che ci segue già da 3 missioni. Anche qui annoto con soddisfazione l'acquisizione di un protocollo che rende l'attività chirurgica fluida e sicura, per il paziente e per l'operatore. Ripensando alle prime missioni, durante le quali ci muovevamo per necessità con mille difficoltà legate alle mille variabili presenti, vedere l'avvicendarsi dei pazienti con la rassicurante ripetitività di gesti dei nostri collaboratori locali mi rende orgoglioso di tutto il lavoro fatto negli anni.
Ci incontriamo a fine giornata con Diarra ' per discutere le linee guida propositive per il prossimo week Hospital e con Alfredo, Elio e Camara'(Ilaria è stata con noi tutto il giorno spendendosi continuamente nell'assistenza umana ai pazienti operati). È un riunirsi di fine missione. Un bel momento di confronto, riflessione e proposizioni. L'energia di questo gruppo è stata davvero tanta. Un incastro notevole.
Sergio
***
Saturday. Last day of clinical surgery . Today's program is the most challenging in the number of patients and pathology entities of the entire mission. Two bilateral goiters, one unilateral and one large retronucal neoformation in an elderly patient.
The team is fully tuned. We work with speed and serenity. 10 hours if the operating room is running fast, despite the inevitable energy blackouts. Fatigue comes together at the end of the day and the transfer from the clinic to Kati becomes the first moment to sleep ... except for the two military checkpoints along the road.
Sunday. It is the day of ambulatory surgeries at Kati's AM. 8 cases programmed and 8 done. With us the young student Diallo who has been following us for 3 missions. Here too I note with satisfaction the acquisition of a protocol that makes the surgical activity fluid and safe, for the patient and for the operator. Thinking back to the first missions, during which we moved by necessity with a thousand difficulties linked to the thousands of variables present, seeing the succession of patients with the reassuring repetition of gestures of our local collaborators makes me proud of all the work done over the years.
We meet at the end of the day with Dr. Diarra' to discuss the proposal guidelines for the coming week Hospital and with Alfredo, Elio and Camara' (Ilaria has been with us all day spending constantly in human assistance to the operated patients). It is an 'end of mission' meeting. A nice moment of confrontation, reflection and propositions. The energy of this group was really great. A remarkable team.
Sergio
POZZO MARGHERITA
Djamballa, sabato:
Le prime ore del mattino non lasciano alcuna speranza: oggi sarà molto caldo. Rallentiamo i nostri movimenti cercando di distribuire al meglio le energie mentre Camara ci comunica che ripartiremo per Kati non prima delle 16.00, quando il temperatura comincia a cedere e la strada si fa più visibile.
'Bene!' pensiamo...una volta radunati zaini e sacchi a pelo, avremo tutto il tempo per congedarci come si deve dal nostro villaggio.
Il pozzo è realizzato: la pompa è lì, un po' solitaria, incastonata in una base di cemento ben livellata. Avremmo voluto vedere il lavoro completato con i muretti tirati su e l'abbeveratoio per gli animali. Avremmo voluto esserci nel momento in cui la targa 'Pozzo Margherita' viene applicata e si da inizio ufficialmente all'uso del pozzo. Ma queste sono immagini che appartengono alle nostre personali aspettative ed al nostro modo di valutare il processo di 'realizzazione di un progetto' dove tutto deve filare liscio nel più breve tempo possibile ed il risultato deve essere perfetto.
Ripensiamo alle parole di Alessio: ' l'acqua è sotto i piedi degli abitanti di Djamballa, e' sempre stata lì e, da sempre, appartiene a loro. Noi non abbiamo fatto nulla se non mettergli a disposizione un piccolo strumento meccanico per portarla in superficie'.
È vero: il nostro 'progetto' è completato e possiamo tornare a casa.
Ci riuniamo con gli anziani del villaggio attorno al grande albero nello spiazzo principale di Djamballa: è il momento dell'istituzione del comitato del pozzo.
Tre donne e due uomini si occuperanno di garantirne la manutenzione ed il corretto utilizzo da parte del villaggio.
Si discute a lungo, si scherza, si diventa seri, poi si scherza di nuovo...cerchiamo di seguire le dinamiche di questa pacifica elezione aiutati dalle traduzioni di Camara ed ecco, finalmente, si identificano i 5 nomi.
Una delle tre donne è nei campi e dunque risulta eletta d'ufficio ma anche questo non sarà un problema, perché far parte del comitato del pozzo è un onore, assicurano gli anziani.
Sulla strada polverosa ed incerta del ritorno, veniamo a sapere che stamattina presto, a poche ore dal montaggio finale della pompa sono nati due bimbi. Un maschio ed una femmina.
I primi due bimbi di Djamballa a poter bere da subito acqua potabile.
Ilaria ed Elio
Kati, domenica:
Ho passato poco tempo con Sergio.
Lui da una settimana fisso in sala operatoria ed io in pianta stabile al villaggio. Decido di seguire lui, Fabrizio ed Alessio nella giornata di chirurgia ambulatoriale all'AM prevista per oggi.
Ci sistemiamo nel minuscolo ufficio dove si accolgono i pazienti.
L'equipe medica indossa i camici ed io una sorta di accappatoio di tessuto leggero trasparente verde che si infila al contrario e non può definirsi affatto 'fresco'.
Appena varcata la soglia della 'sala operatoria' maleodorante e non ancora ripulita dai resti di un precedente intervento, cerco incredula una segno di spazio organizzato che possa appunto definirsi 'sala operatoria': un macchinario, uno strumento, delle garze, un qualche laccio emostatico o flacone con il disinfettante...ma nulla.
Tutto l'indispensabile per operare viene selezionato da Sergio e sistemato con cura in una piccola valigia da Alessio e Fabrizio ogni sera prima degli interventi del giorno dopo.
Si attinge dal materiale medico raccolto in Italia che abbiamo trasportato qui domenica scorsa.
Comincia il primo intervento.
La lampada mobile sul lettino, composta da quattro faretti di cui solo due rimangono accesi, produce una luce leggermente più forte di un abat jour...
Al carrello per poggiare gli strumenti manca una ruota ed il ripiano è piuttosto instabile. Resterà nella stessa posizione fino alla fine degli interventi.
Capisco subito che la 'sala operatoria' è Sergio ed il paziente tra le sue mani.
È la fermezza dei suoi gesti chiari, precisi, calmi e delicati.
È l'intesa con Alessio e Fabrizio che lo assistono pur non essendo affatto infermieri né tantomeno medici, ma che sanno esattamente cosa fare (e lo fanno egregiamente) e come muoversi per essere utili .
Sono gli spazi formativi cui Sergio, nonostante la stanchezza di una settimana di interventi, ed i pazienti fuori in attesa da ore, dedica comunque del tempo.
Il giovane studente Diallo compie una sutura: è un momento importante per lui e chiede di essere fotografato.
Tutto procede bene.
Tutto è bene.
Ilaria
***
Djamballa, Saturday:
The first hours of the morning leave us no hope: today it will be very hot. We slow down our movements trying to distribute our energies as better as we can.
Camara tells us that we will leave for Kati at 16pm, when the temperature begins to yield and the road becomes more visible.
'All right! ' we think...once we gather out our stuff, we will have plenty of time to take a proper leave of our village.
The water well is realized: the pump is there, a bit solitary, embedded in a well-levelled concrete platform. We would have seen the work completed with the walls pulled up and the trough for the animals. We would have been present at the time when the plate 'Pozzo Margherita' is applied and it starts officially the use of the well.
But these are images that belong to our personal expectations, to our way of evaluating the process of a project: everything must run smoothly in the shortest possible time and the result must be perfect.
We think back to the words of Alessio who yesterday said us : 'the water is under the feet of the inhabitants of Djamballa, it has always been there and it has always belonged to them. We have done nothing but provide a small mechanical tool to bring the water to the surface.
It’s true: our project is now complete and we can go home.
We gather with the village elders around the large tree in the main square of Djamballa: it is time to set up the well committee.
Three women and two men will take care of the maintenance and correct use of the well by the village.
We discuss, we joke, we become serious, then we joke again...we try to follow the dynamics of this peaceful election thanks to the translations of Camara and finally, the 5 names come out.
One of the three women is working in the camps: she has been irregularly elected (we think) , but this will not be a problem either, because being part of the committee of the well is an honor, assures the elderly.
On the dusty and uncertain road of the return, we learn that early this morning, a few hours after the final assembly of the pump were born two children. A male and a female. The first two children of Djamballa to be able to drink immediately potabil water.
Ilaria and Elio
Kati, Sunday:
I spent little time with Sergio. He was busy operating all the week without rest , I was in the village.
I decide to follow him, Fabrizio and Alessio for the surgeries scheduled for today at AM.
We’ll set up in the tiny office where the medical team starts to wear their hospital gowns. I have a sort of bathrobe that must be worn backwards, made of transparent green and light plastic fabric that cannot really be described 'fresh'.
As soon as I cross the threshold of the 'operating room' smelly and not yet cleaned up from the remains of a previous surgery, I look incredulous for a sign of a safe and organized space that can be defined 'operating room': a machine, an instrument, some gauze, some kind of tourniquet or a bottle of disinfectant. None of these are present.
Everything necessary to operate is selected by Sergio and carefully arranged in a small suitcase by Alessio and Fabrizio every evening before the surgeries.
The medical supplies has been collected in Italy and transported by us here last Sunday.
The first surgery begins.
The mobile lamp on the cot with four spotlights of which only two remain on, produces a light slightly stronger than an abat jour... The tool carriage is missing a wheel and the shelf is quite unstable. It will remain in the same position until the end of the surgery.
I immediately understand that the 'operating room' is Sergio and the patient in his hands.
It is the firmness of his clear, precise, calm and delicate gestures.
It is the understanding with Alessio and Fabrizio who assist him even though they are not nurses nor doctors at all: they know exactly what to do (and do it excellently) and how to be useful here.
It is the time that Sergio, despite the tiredness of the week, and the patients waiting outside for hours, dedicates to the training of the young student Diallo.
Diallo makes a suture: it is an important moment for him and asks to be photographed.
Everything went well.
All is well.
Ilaria
Giorno 11
Missione MenoMalitrip2019bis compiuta!!
L’energia ancora si sente anche qui nel caos delle città occidentali, al freddo, ma con la gioia di aver fatto tanto, ognuno nel proprio campo.
ll WEEK HOSPITAL ha lavorato più che mai riuscendo ad operare complessivamente 18 casi maggiori in anestesia generale e 9 casi di chirurgia ambulatoriale. Ormai i protocolli perioperarori sono definiti e consolidati. Ci si muove tutti, italiani e maliani, in armonia e con il sorriso nonostante complicazioni e inevitabili imprevisti.
Il 'POZZO MARGHERITA' è stato realizzato.
Passo dopo passo la buona volontà di tutti ha dato i suoi frutti: DJAMBALLA un villaggio di 400 persone può bere adesso Acqua potabile e siamo sicuri che questo é solo l’inizio.
Ringrazio tutti i componenti della Missione per averla fatta scorrere come un fiume che davanti ad un masso non fa altro che girargli attorno e continuare la propria corsa.
Grazie ad Ilaria ed alla sua gioia così determinata.
Grazie a Elio ed i suoi pensieri sempre positivi.
Grazie ad Alfredo per la sua curiosità così costruttiva.
Grazie ad Alessio per esserci sempre e risolvere qualsiasi tipo di problema.
Grazie a Sergio ed alle sue mani chirurgiche mai stanche.
Grazie a Tall, Paul, Camara e Baba e tutti i Maliani che credono nel MenoMali .
Grazie a TE che rendi tutto questo possibile.
Presto l’evento AfterMenoMaliTrip2019bis!!!!
Fabrizio
***
Mission MenoMalitrip2019bis accomplished!!
We steel feel the energy even here, in the chaos of the western cities, in the cold, but with the joy of having done so much, each in his own field.
The WeekHospital has worked more than ever. 18 larger cases under general anesthesia and 9 cases of ambulatory surgery. By now the perioperarory protocols are defined and consolidated. Everyone moves, Italians and Malians, in harmony and with a smile despite complications and inevitable unforeseen circumstances.
The 'POZZO MARGHERITA (Margherita Water Well)' has been realized.
Step by step the goodwill of all has borne fruits: DJAMBALLA, a village of 400 people has finally drinking water and we are sure that this is just the beginning.
I want to thank all the members of the Mission for making it flow like a river that in front of a boulder does nothing but turn around and continue its race.
Thanks to Ilaria and her so determined joy.
Thanks to Elio and his always positive thoughts.
Thank you Alfredo for his constructive curiosity.
Thanks to Alessio for being always there and solving any kind of problem.
Thanks to Sergio and his surgical hands, never tired .
Thanks to Tall, Paul, Camara and Baba and all the Malians who believe in MenoMali .
Thanks to YOU for making this possible.
Soon the AfterMenoMaliTrip2019bis event!!!
Fabrizio